Stiamo onorando le vittime di Capaci?

23/05/2021

È il 23 maggio 1992 Improvvisamente, l'inferno. In un caldo sabato di maggio, alle 17:56, un'esplosione squarcia l'autostrada che collega l'aeroporto di Punta Raisi a Palermo, nei pressi dell'uscita per Capaci: 5 quintali di tritolo distruggono cento metri di asfalto e fanno letteralmente volare le auto blindate. Muore Giovanni Falcone, magistrato simbolo della lotta antimafia.

LE VITTIME DI CAPACI

Allo svincolo di Capaci, sull'autostrada da Punta Raisi a Palermo, 500 kg di tritolo uccisero Giovanni Falcone, la moglie e 3 agenti della sua scorta. Ecco chi erano:

Francesca Morvillo, 46 anni, nata a Palermo, era la seconda moglie di Giovanni Falcone e morì al suo fianco. Sorella di Alfredo Morvillo, sostituto procuratore che fece parte del pool antimafia, aveva conosciuto Falcone a Palazzo di Giustizia e lo aveva sposato nel 1986.

Rocco Di Cillo, 30 anni, di Triggiano (Bari). Quando superò il concorso in polizia interruppe gli studi universitari e partì per Bolzano, prima sede di servizio. Nel 1989 iniziò a fare parte della scorta di Falcone, e con altri colleghi contribuì a sventare l'attentato alla villa dell'Addaura.

Antonio Montinaro, 30 anni, di Calimera (Lecce). Agente scelto, era stato inviato in Sicilia e temporaneamente assegnato al servizio scorte di Falcone. All'inizio sognava di tornare a casa, poi decise di rimanere e aprì un piccolo negozio di detersivi per la moglie. Quando Falcone lavorava a Roma seguiva altre personalità, ma non mancava mai all'appuntamento quando il magistrato tornava in Sicilia nel weekend. Era padre di due figli piccoli.

Vito Schifani, 27 anni, di Ostuni (Brindisi). Guidava la prima delle tre auto che scortavano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Lasciò la moglie di 22 anni, Rosaria, e un figlio di 4 mesi. L'immagine di Rosaria ai funerali è rimasta nella memoria di molti. Sull'altare, piangendo, urlò ai mafiosi: «Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare...».

I colpevoli Totò Riina è morto il 17 novembre 2017 nel reparto detenzione dell'Ospedale Maggiore di Parma, mentre Bernardo Provenzano è morto mentre scontava l'ergastolo in regime di 41 bis (il carcere duro).

Noi italiani ci facciamo comandare da un altro tipo di mafia, impareremo mai da loro?

Stiamo onorando i nostri morti? Stiamo onorando le vittime di Capaci?

"Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola".

Giovanni Falcone

Fonte: Focus.it