Scilla e Cariddi e la scomparsa del mostro

19/12/2021

Oggi vi voglio raccontare come nel 1908 degli incompetenti signori del potere (di allora) hanno letteralmente esploso i faraglioni delle leggende di Omero nell'odissea, Ovidio nelle Metamorfosi e di Virgilio nell'Eneide ... "Scilla e Cariddi" (che poi tanto leggende non erano), ai piedi della rocca del castello Ruffo di Scilla. 

Faraglioni Stampa Edwards Lear
Faraglioni Stampa Edwards Lear

Intanto la leggenda, come erroneamente guide turistiche e siti internet di chiara ignoranza storica, attribuiscono alla Sicilia, si svolge, in mare e nella suggestiva cittadina di Scilla, posta in un tratto di litorale calabrese, stretto tra le montagne dell'Aspromonte e il mar Tirreno, velato da giochi di luci inebriato dal mito e da tante cose mai raccontate, un mare cristallino, ma che nasconde, quando palpita, mareggiate che portano Scilla e dintorni tra la schiuma delle onde.

Dovrei cominciare incorniciano la cittadina di Scilla come uno dei posti più belli del mediterraneo, quattro scorci sul mar mediterraneo "unici", ed in estate, meta di migliaia di turisti affamati di panorami, mare e sole. La Marina, o "spiaggia delle sirene", fa da strascico alla rocca sovrastata dal Castello Ruffo e si affaccia sull'imboccatura dello Stretto di Messina; Piazza San Rocco vero e proprio terrazzo con fantastica vista delle Isole Eolie; Chianalea incuneato tra la scogliera, antico e suggestivo borgo dei pescatori; Villetta Comunale dall'alto del centro storico e il fantastico panorama della Costa Viola, un tratto di mare che si tinge di riflessi violacei grazie all'incontro dei colori dei fondali e della macchia mediterranea che vi si specchia. Un effetto di luci e rifrazioni anche grazie alle particelle sulfuree gassose emesse dal vicino vulcano Stromboli.

E a Melia di Scilla, sotto imponenti castagneti a oltre 6/700 metri dal livello del mare, sui vicoli e stradelle tra le rocche marine con la montagna, si svelano le Grotte di Tremusa, rimanescenza del mare del periodo Pliocenico, circa tre milioni di anni prima, quando queste bellissime montagne facevano parte del fondo marino.

Ma Scilla non è solo mare, sole e panorami, questo pezzo di paradiso ha ospitato la Legio X Fretensis, cioè "Legione Decima dello Stretto" di Ottaviano.

La Fretensis era all'inizio una fanteria di marina, fondata da Ottaviano dopo la morte di Cesare e durante il triunvirato rivestì un ruolo importante nel 36 a.C. negli scontri al largo di Nauloco (Venetico) e Milazzo, coi quali Pompeo fu cacciato dalla Sicilia. Le prime reclute erano maggiormente calabresi, la Decima combatté ancora in mare ad Azio in Grecia, contro la flotta egiziana di Cleopatra VII e Marco Antonio, sancendo il trionfo di Ottaviano Augusto. A pochi chilometri da Scilla vi era il centro di controllo, della Legio X, dove circa 1000 anni dopo, secondo molti storici, ebbe inizio al'avventura dei Cavalieri Templari, chiamati all'epoca di "Fraternis", esattamente antico nome della Legione Decima dello Stretto.

X Fraternis
X Fraternis

Scilla nel mito, misto a molta realtà, era però conosciuta anche e soprattutto nel suo nome, per il romanzo epico di Omero l'Odissea (il viaggio che Ulisse avrebbe fatto al ritorno dalla guerra di Troia), come uno dei due mostri Scilla e Cariddi *.

*** Cariddi un gorgo che succhiava le navi, in realtà l'incontro sullo stretto di due masse d'acqua (ionica e tirrenica) determinando l'insorgenza di una serie di fenomeni che sono ascrivibili all'instabilità dinamica che si viene a creare e che si disperde nelle ben note spettacolari manifestazioni di turbolenza; questi "disturbi" della corrente possono presentarsi con sviluppo in senso orizzontale oppure verticale, per gli antichi e le loro fragili imbarcazioni, durante il mare mosso .... un vero e proprio mostro

** Scilla dal canto suo riceveva queste imbarcazioni in balia delle onde, sui faraglioni di Punta Paci a Sud e della rocca a nord (erano 3 i più alti e maestosi), che a ignari marinai greci di quel tempo, potevano sembrare, un enorme mostro a tre o sei teste, esattamente Scilla. Dietro i faraglioni della rocca vi è una grotta che con il vento e le alte onde, echeggia a volte come latrato di cagne, altre volte come un canto di sirene.

Il fattaccio

Ebbene il 28 luglio, 7 agosto e 21 settembre 1899, cominciò la demolizione dei faraglioni conclusasi prima dell'estate del 1908, poco prima del tragico terremoto che distrusse Scilla, Reggio Calabria e Messina, amministratori, come minimo ignoranti, per non dire altro e una ditta di demolizioni di Roma, distrussero il mito fatto scoglio.

La storia completa e documentata della distruzione dei bellissimi e storici faraglioni, la potete trovare richiedendo il libro scritto da Enrico Pescatore "Faraglioni e Tempeste" Grapic e-business Editore, un'opera precisa nella ricostruzione storica.

Quello che vorremmo sapere è perché?

Oggi al posto dei faraglioni abbiamo un porticciolo e un corridoio sotto la rocca. Utili? Si ... fino a quando quando il mare si ingrossa e Cariddi cerca Scilla, e niente, neanche l'ignoranza di quei folli trova riparo nel suo porto.

Anche mutilata, Scilla continua una delle mete più belle del mondo, ... ma che la completa ottusità umana insegni ai più giovani il rispetto della storia, dei suoi miti, e delle sue leggende ..........

qualche volta meno miti e leggende e più cronaca ... qualche volta più realtà

Djàvlon

Un caloroso grazie a Enrico per l'aiuto sui faraglioni, il libro e le foto e a Scilla che per oltre tre mesi mi ha ospitato, tra panorami e tempeste.

Fonti: Faraglioni e Tempeste; Stretto Web: Meteo Web


*Scilla e Cariddi erano due mostri marini che vivevano nello stretto di Messina. 

** La leggenda narra che Scilla era una splendida ninfa, figlia di Forco e Crataide. ... Rifiutata da Glauco, rosa dalla gelosia, trasformò la rivale Scilla in un mostro con dodici piedi e sei teste, nelle cui bocche spuntavano tre file di denti.

*** Cariddi era, sempre per la leggenda, considerato un mitico mostro figlio di Poseidone e di Gea, succhiava l'acqua del mare e la risputava tre volte al giorno con tale violenza da far naufragare le navi di passaggio.