Polizia Cinese nel Mondo

06/12/2022

L'Italia si inchina alla Cina ed ospita il maggior numero di "stazioni di polizia", non ufficiali, cinesi costituite all'estero, nell'ambito di una più vasta rete di oltre 100 unità, situate in oltre 50 Paesi nel mondo, chiaramente allo scopo di sorvegliare i connazionali all'estero, ma non solo.

Da Pechino dicono che gli uffici, in realtà svolgano solo pratiche burocratiche, ma dopo i dati forniti dall'organizzazione non governativa spagnola Safeguard Defenders, l'intelligence ha deciso di volerci veder chiaro e sta compiendo accertamenti. Il sospetto è che questi uffici siano montati per ricercare e rimpatriare forzatamente dissidenti scappati all'estero. 

Il rapporto di Safeguard Defenders ne ha indicate 11 in Italia. E la prima fu allestita a Milano dall'agenzia di pubblica sicurezza di Wenzhou nel mese di maggio del 2016.

"Monitorare" la popolazione cinese all'estero e forse altre mansioni non proprio corrette visto che sono nascoste da accordi come quello del 2018, basati su pattugliamenti congiunti nelle città italiane e cinesi, dichiarando essere a servizio dei propri connazionali in viaggio per turismo o lavoro. 

Safeguard Defenders riferì nel mese di settembre che esistevano, minimo, 54 uffici di questo tipo fuori dal territorio cinese, il programma televisivo di Rete 4 "Fuori dal Coro" aveva visitato uno di questi centri, simile ad un'associazione cultural-politica con materiale e libri di propaganda sul partito comunista e la Cina. Cosa avvenga all'interno di esse, però, resta un grande mistero. 

A differenza dell'Italia, in altri paesi del mondo sono state avviate delle indagini: fino alla data del 7 novembre, come afferma byoblu erano in tutto 14 e tra quelli europei figuravano Austria, Repubblica Ceca, Germania, Portogallo, Spagna, Olanda, Scozia. Il Canada, che dopo aver accertato la non linearità dei servizi ha ordinato la loro chiusura. Prova ne è le dichiarazioni del primo ministro canadese all'emittente canadese Ctv News "si era discusso anche dell'interferenza cinese tramite le - stazioni d'oltremare- " presenti anche in Canada..

Adesso proprio ad inizio dicembre, nel nuovo rapporto si parla di 102 centri in 53 paesi di tutto il mondo, figurano così oltre 50 stazioni nuove, con maggior rilevanza nei Paesi europei come Italia, Spagna, Francia, Olanda, Croazia, Serbia e Romania

I centri di polizia cinese in Italia sono stati individuati nelle città  di Roma, Milano, Venezia, Firenze, Bolzano, Prato, dove per via delle fabbriche di tessuti, vive la comunità cinese più numerosa, e in Sicilia nelle città di PalermoMessina e Catania. Secondo la ong spagnola sono stati individuati rilevamenti su attività di pattugliamento, con prove di un sistema di video-sorveglianza in aree residenziali, (in estate molti avevano denunciato azioni anche con uso di droni, principalmente a Messina)  riferite come "azioni per scoraggiare crimini".

In Italia dove vivono legalmente oltre 300mila cinesi e circa 50mila discendenti (dati Istat del 2021) le indagini intraprese su una delle stazioni non hanno portato, guarda caso, alla luce attività illegali. L'Italia, viene indicata nel rapporto della Safeguard Defenders come il luogo di maggior interesse della Cina, fuori dai suoi confini, grazie principalmente agli accordi tra i governi dei due Paesi, di cui proprio quello sui pattugliamenti congiunti si trova al centro di tutta questa, giusta, polemica. 

L'indagine dell'Ong di Madrid è stata svolta sulla base di dichiarazioni, accertamenti e dati pubblici cinesi pubblici, limitando le sue ricerche a centri in cui esistono grandi comunità di cinesi.

In verità il gruppo spagnolo afferma che in un anno oltre 200mila cinesi sono stati persuasi a rientrare in patria" sostenendo queste persuasioni con l'uso di "molestie, intimidazioni, minacce e altre manifestazioni, non proprio corrette". Secondo Laura Harth, direttrice della Ong Safeguard Defenders: "Monitoriamo i dati cinesi e ad aprile abbiamo ricevuto informazioni dal ministero della Pubblica informazione che hanno mostrato che 210mila persone sono state persuase a rientrare in un solo anno", 

Sarà vera l'operazione di Xi Jinping, partita nel 2014 con il nome "Fox Hunt" (Caccia alla volpe), per fare rientrare in Cina i dissidenti fuggiti all'estero oppure è una nuova demonizzazione occidentale di Pechino? Qual è l'interesse del governo cinese sulla vita di cittadini ormai lontani? È realmente solo su di loro che si spiano dati e residenze? E, come mai, i paesi europei e occidentali in generale, hanno permesso questa espansione se è considerata effettivamente un'interferenza nei propri confini?

Chissà come si evolverà la storia delle "stazioni di polizia", un argomento scomodo che coinvolge il Dragone e di cui "stranamente" i media si stanno occupando con particolare interesse in questi giorni. Intanto dopo le notizie sulle gravi proteste interne contro le dure restrizioni anti-Covid attuate dal governo, in Cina, non si parla né di un caso né dell'altro.

L'8 dicembre prossimo, i membri di Safeguard Defenders, testimonieranno in un'udienza pubblica davanti alla commissione speciale del Parlamento europeo che discute proprio "dell'interferenza straniera in tutti i processi democratici nell'Unione europea, inclusa la disinformazione"

Ci aspettiamo dunque esserci ulteriori informazioni sulla vicenda, di cui si continua a parlare in modo sempre più insistente nel mondo.

La Redazione

Fonti: Repubblica; Start magazine; Ctv News; InchiestaSicilia.com; Byoblu; Fuori dal Coro; Patrol and Persuade de Safeguard Defenders.