Pelé
Pelé, è appena morto oggi 29/12/2022.
Pelé era Il genio di Maradona, l'abilità di Messi e Del Piero, la rifinitura alla Romario, il tiro di CR7, la visione di Zico, versatile come Cruyff, esplosivo come Ronaldo il Fenomeno e Kakà, magico come Ronaldinho, possedeva i dribbling di Garrincha, l'atletismo di Eusebius, la tecnica di Di Stefano, la classe di Zidane e Platini, l'agilità di Mbappé, la qualità di Neymar, trascinatore come Totti, possedeva l'opportunismo di Puskas e Rossi, la precisione di Gerd Muller, i petardi di Rivelino e Roberto Carlos, i passaggi di Gerson e Pirlo, la bicicletta di Leonidas e Ibrahimovic, la perseveranza di Baggio e la passione di Buffon ...
Pelé era molte superstar in un solo uomo. Pelè era e sarà per sempre ... il calcio.
Era nato il 23 ottobre 1940 nel villaggio di Tres Coracoes, nello stato di Minas Gerais, da Celeste Arantes, e da João Ramos do Nascimento, a sua volta calciatore conosciuto con il nome di Dondinho, arrivato nella cittadina durante il servizio militare. Nacque nel periodo in cui a Tres Coracoes arrivò la rete elettrica, motivo per il quale venne chiamato Edson, in onore di Thomas Alva Edison. Dopo pochi anni vissuti in una casetta, si trasferì con la famiglia a Bauru, grosso centro urbano nello stato di San Paolo. All'inizio della carriera era soprannominato Gasolina (benzina), per la velocità con cui correva, inizialmente allenato dal padre venne condotto al Santos da un ex giocatore della Seleção, Waldemar de Brito, quando aveva quindici anni.
Perché Pelé? Lo ha raccontato lui stesso nella sua autobiografia, sembra infatti che nei giorni in cui accompagnava il padre al campo era solito mettersi a giocare dietro la porta del Bauru, difesa da un certo Bilé, il cui nome, ripetuto come incitamento ma storpiato dall'accento mineiro "Pelé", divenne per tutti il suo soprannome (in famiglia, invece, è sempre stato chiamato Dico).

Esordì il 7 settembre 1956, segnando il sesto gol per il Santos nella goleada per 7-1 contro il Corinthians di Santo André: al 36′, dopo uno scambio tra Raimundinho e Tite, ricevuto il pallone in area di rigore, Pelé, circondato dagli avversari, lasciò partire un gran tiro e la palla si infilò in rete passando sotto il corpo del portiere Zaluar.
In nazionale debuttò contro l'Argentina il 7 luglio 1957, convocato da Sylvio Pirico: il Brasile fu sconfitto per 2-1, ma Pelé riuscì a segnare anche in quella circostanza.
Soprannominato per la prima volta o rei nel 1961 dalla stampa francese, il calciatore ha disputato con il Brasile quattro Campionati del Mondo (1958, 1962, 1966, 1970), segnando 12 reti in 14 incontri complessivi. I titoli mondiali sono stati tre: nel 1958, nel 1962 e nel 1970, anche se nel 1962 uscì quasi subito dalla scena, rimpiazzato da Amarildo, dopo essere stato martoriato dai difensori.
L'ultima apparizione con la nazionale (Brasile-Iugoslavia, 2-2) avvenne il 18 luglio 1971: in quella occasione 200.000 persone affollarono il monumentale stadio Maracaná, il tempio del football e di Pelé.
In nazionale ha disputato in tutto 92 gare, mettendo a segno 77 reti. Con il Santos Pelé è stato undici volte capocannoniere del Campionato paulista (nel 1958 realizzò 58 reti in unico torneo, record che ancora resiste) e ha vinto undici titoli paulisti, cinque Taças Brasil, due Libertadores e due Coppe Intercontinentali che all'epoca si disputavano in doppia gara, e chiaro 3 mondiali per nazioni. In totale ha segnato 1281 reti in 1363 partite da professionista.
Il millesimo gol lo realizzò il 19 novembre 1969 su rigore, al 34′ della partita contro il Vasco da Gama, dedicandolo para as criancinhas pobres do Brasil ("ai bambini poveri del Brasile").
Per chi non l'ha mai visto giocare guardatevi il video a seguire di Victor Moura, non c'è bisogno di tradurlo è solo guardarlo e capirete tutto.
Nel 1974 accettò un contratto ultra milionario e si trasferì nei Cosmos di New York, dove rimase fino al 1° ottobre 1977, quando terminò l'attività agonistica.
Calciatore completo, forte con i piedi e di testa, era dotato di tecnica cristallina e di velocità, che gli consentiva di saltare con facilità l'avversario.
In Brasile è rimasto leggendario un suo gol al Fluminense, nel 1961, quando scartò sette giocatori più il portiere. Bravo nell'impostare l'azione e nel concluderla, secondo il parere di molti sarebbe stato il migliore in qualsiasi ruolo.
Il 19 gennaio 1964, nella semifinale della Coppa del Brasile, prese il posto del portiere del Santos, Gilmar, che era stato espulso: dopo aver segnato tre reti, giocò per cinque minuti con la maglia numero uno e fece due spettacolari parate che garantirono alla sua squadra l'accesso in finale. Oltre che per le sue qualità atletiche, Pelé sarà ricordato anche per le sue doti umane.
In Nigeria, dove si recò per una serie di partite amichevoli, riuscì perfino a fermare la guerra: fu firmato un armistizio di 48 ore con il Biafra, per permettere a tutti di andarlo a vedere.
Era talmente amato dal pubblico che in occasione di un'amichevole in Colombia gli organizzatori sostituirono l'arbitro che aveva osato espellerlo.
Nel dicembre 2000 gli è stato attribuito dalla FIFA il riconoscimento di miglior giocatore del 20° secolo.
Lo conobbi nel settembre del 1991 e a me personalmente fece due reali meravigliosi, venne al battesimo di mio figlio Alex, alla chiesa degli italiani a San Paolo, donando una bellissima dedica sulla fotografia di Alex. Era venuto perché due sere prima, il suo manager, mi portò in uno spettacolo di musica popolare brasiliana MPB dove Pelé stava cenando, non ricordo il locale, man il solo fatto di aver passato alcune ore assieme era per me un grande regalo, gli dissi che mio figlio sarebbe stato battezzato due giorni dopo e lui mi chiese se avevo una fotografia del bimbo (a quel tempo, non esistevano gli smart fone, ma avevo giusto con me una fotografia), gliela feci vedere e Lui mi disse che il manager me l'avrebbe fatta recapitare quel giorno con una dedica. Mi chiese dove sarebbe avvenuto il battesimo e per nostra sorpresa venne personalmente a portarla, pochi minuti, ma estremamente belli. Il padrino di Alex lo scomparso pallavolista Giorgio De Kunovich e la madrina Luisa Bona Tomaselli rimasero anche loro molto stupiti.
Pultroppo anche Luisa recentemente è venuta a mancare, ma il ricordo di quel giorno assieme a Pelé è indelebile nella mia memoria.
Djàvlon