Lezioni di Etica, Principi e Lealtà dai mondiali di calcio
Ero in una deliziosa cena a Scilla quella caratteristica cittadina calabrese, regina dell'estate, ma ancora più bella suggestiva e vera d'inverno e alla domanda "perché non hai ancora scritto niente dei mondiali", ho risposto "perché già molti scriveranno che Il Qatar è di religione islamica e ha leggi diverse dalle occidentali, soprattutto per quanto riguarda gli omosessuali e le donne, con pene severissime: da 1 a 3 anni di carcere e in casi estremi addirittura la pena di morte" e ancora "Oppure posso scrivere su come è stato scelto il Qatar come sede e della questione inverno-estate, i poveri operai sfruttati e schiavizzati, e la disputa sul consumo di alcolici in un paese musulmano e alle critiche sulla scarsa cultura calcistica del Qatar e per finire, quel video mostrando un caprone sul tetto del mondo, ricordando bafonet o il demonio. Eppure quello che mi ha colpito di più, non essendo presente l'Italia a questi mondiali ed essendo io un tifoso (dopo la mia Italia) del Brasile, è stata l'uscita della squadra sudamericana. Direte per colpa dell'eliminazione "no", niente questioni calcistiche, ma per colpa del comportamento del suo tecnico Adenor Leonardo Bacchi detto "Tite" che oltre alla cittadinanza brasiliana, possiede quella italiana, anche se nascosta pubblicamente, quase fosse una vergogna o un jolly da giocare a convenienza.

E qui vorrei fare un preambolò, sullo sport, chiaro, diventato sempre più un carrozzone del politicamente corretto da chi decide chi siano i buoni ed i cattivi, non cito di nuovo il perché di Russia, Bielo-Russia e Ucraina, ne Djokovic con la pandemia ed i presunti vaccini, oppure il razzismo usato politicamente in "tutti in ginocchio con i black lives matter" e chiaro usiamo le fasce, + arcobaleno, o - arcobaleno e perché non le usiamo, mano nella bocca etc.. etc.. scandalo corruzione Europa-Qatar etc.. etc.. insomma del politicamente corretto, bisogna chiedere venia alla gazzetta dello sport ad esempio che tra il gossip, le wags, i vaccini e la censura a chi scrive sui commenti (ad esempio noi dell'Associazione Giornalisti Indipendenti), è diventato un vero veicolo media mainstream.
Basta censure, basta cazzate, pensate allo sport, alle cose serie della vita ci pensa ogniuno di noi e lasciate l'ironia, la satira e il libero pensiero aperto e non schiacciato.
Certo, è necessario fare una netta distinzione tra il diritto di ogni atleta di esprimersi politicamente, ciò che tutti hanno il diritto di fare (e io sono il primo a sostenerlo), e l'invasione, ormai stancante, delle agende politico-partitiche nelle competizioni sportive, dividendo uno spazio riservato all'unione di atleti, tifosi, culture, popoli e nazioni.
Lo sport: soprattutto nei Giochi Olimpici e nel Mondiale di calcio è sempre stato un campo in cui le differenze, oltre alla purezza dello sport, non dovevano emergere. Ogni quattro anni, quello che contavano erano le storie di superamenti e vittorie fantastiche e tristezza per le sconfitte. Le competizioni davano al mondo speranze di pace durante settimane di competizione, quasi come fosse una tregua al male.
Lo spirito e l'orgoglio che possono portare a tante guerre possono anche portare alla pace.
E qui dobbiamo domandarci profondamente cosa è cambiato negli ultimi anni? Dimostrando nella peggiore maniera possibile la stupidità umana formata da una società piena di personalità, che definirle immature e affette da malattia mentale, sembra ancora un complimento.
Avevamo già visto, che lo sport, non sarebbe sfuggito alla '"demenza politica", con frasi ripetute come cornacchie e atleti di leghe importanti come NBA, NFL e FIFA, inginocchiati alle buffonate del politicamente corretto e ai profanatori di intelligenza e anime, alla ricerca di una collettività di zombi per affermarsi.
E qui ritorno a Qatar 2022, e proprio al Brasile che dopo la prestazione di Richarlison, autore dei due gol brasiliani, nella prima partita. è stata celebrata dal partito dell'ex detenuto Lula, viste le posizioni dell'attaccante, con alcune politiche difese dal PT (partito di Lula) definendo il giocatore come "progressista". Durante la stessa partita, il giocatore più conosciuto Neymar ha subito un infortunio alla caviglia e ha lasciato la partita piangendo. Per aver dichiarato il sostegno al presidente brasiliano Jair Bolsonaro, i sostenitori opposti hanno deriso e celebrato l'infortunio e la partenza del giocatore con profondo odio.
Spingendo un'altro storico giocatore brasiliano Ronaldo Luís Nazário de Lima "il Fenomeno" a scrivere una lettera aperta a Neymar:
"Non potevo cominciare questa lettera aperta in nessun altro modo: sei grande, Neymar! Gigante! Sono sicuro che la maggior parte dei brasiliani, come me, ti ammira e ti ama. Il tuo talento, tra l'altro, ti ha portato così lontano, così in alto, che esiste amore e ammirazione per te in ogni angolo del mondo. Ed è anche a causa di questo per essere arrivato dove sei arrivato, per il successo che hai raggiunto, che devi affrontare tanta invidia e malvagità. A livello di celebrare l'infortunio di una star come te, con una storia come la tua. A che punto siamo? Che tipo di mondo è questo? Quale messaggio trasmettiamo ai nostri giovani? Ci saranno sempre persone che tiferanno contro, ma è triste vedere la società su un percorso di banalizzazione dell'intolleranza, di normalizzazione dell'incitamento all'odio. È contro questa violenza verbale con forza distruttiva che ti scrivo oggi: torna più forte! Intelligente! Affamato di gol! Il bene che fai dentro e fuori dal campo è molto più grande dell'invidia verso di te. Non dimenticare un secondo del cammino che hai percorso e che ti ha reso un idolo del calcio mondiale. Il Brasile ti ama! I veri tifosi - quelli che tifano per questo - hanno bisogno dei tuoi gol, dribbling, audacia e gioia! Non esaltare i vigliacchi e gli invidiosi. Celebra l'amore che proviene dalla maggior parte del tuo paese. Stai per ribaltare la situazione, Neymar! E che ogni odio diventi carburante".
E qui veniamo al dunque, perché, come ho già chiarito: "non c'è niente di più comune e appassionante nello sport della vittoria e della sconfitta e quando vieni sconfitto, come successo al Brasile con la Croazia, il dolore e le lacrime, fanno parte di questa passione.
Le sconfitte fanno parte del contesto stesso di estasi che esiste nella gloria.
Quello che però, ne io, ne oltre 120.000.000 di brasiliani non hanno accettato è la vigliaccheria di abbandonare il comando, dopo la sconfitta o per usare una metafora abbandonare la nave mentre affonda (vi ricorda Schettino anche a voi?)".
Quello che ritornando all'inizio del mio articolo "Tite", allenatore della nazionale di calcio brasilianae simpatizzante di Lula, ha fatto dopo l'eliminazione del Brasile è il peggiore esempio che un allenatore possa dare ai suoi giocatori e a tutti i brasiliani: l'abbandono del campo o della nave con tutti i suoi marinai ancora intrappolati nella stiva, dalle lacrime, dalla frustrazione e dalla tristezza per la perdita.
Appena finita la partita, Tite ha lasciato il campo senza abbracciare i giocatori, che hanno pianto sul campo, consolati più da Modric (l'avversario) che dal loro allenatore.
Ma il mondiale di calcio, lascia lezioni di vita eccezionali (quindi è necessario evitare la sua politicizzazione), per Tite, per i brasiliani, per la gazzetta e per il mondo.
In realtà nella telecronaca Rai non viene mostrata la fuga di Tite, che avrebbe imparato una grande lezione, dall'esempio dell'allenatore del Giappone Hajime Moriyasu, visto che anch'egli eliminato dalla Croazia ai rigori è andato dai tifosi giapponesi, l'ha ringraziati con il tradizionale gesto giapponese dell'inchino, è tornato al centro del campo, ha parlato al gruppo di giocatori che erano uniti in cerchio, e poi ha salutato uno ad uno tutti i giocatori con lacrime e gratitudine negli occhi.
Le immagini hanno attraversato il mondo a ricordare, a tutti, che esistono ancora uomini, sul pianeta, degni, capaci di essere grandi anche nelle avversità.
Nello sport, esiste una enorme differenza tra essere un allenatore o un comandante ed essere un vero leader.
Quella lezione che Schettino imparò quando gli intimarono di risalire sulla nave da crociera Concordia, che aveva contribuito ad affondare e che ora Tite impara dal suo collega giapponese, lezioni di etica e principi e lealtà che Lula e i suoi amici che offendevano Neymar dopo l'infortunio, complici di un'elezione truffata alle urne, non hanno mai avuto verso il Brasile.
Dàvlon