L'oratore parla con il pretesto apparentemente nobile che dobbiamo prepararci per l'uso equo e giusto della neuro tecnologia sul posto di lavoro. Ma, ormai siamo abituati alle chiacchiere storicamente modificate, i sistemi di controllo che sono stati installati per gestire la popolazione sono sempre stati consegnati sotto la stessa retorica di efficienza, salute, sicurezza e benessere. La classe dominante e i suoi lacchè ufficiali devono fingere di assumersi il peso della responsabilità sociale, di governarci, di gestirci "per il nostro bene", come con la punturina, ma il loro sorrisino tradisce la verità.
La funzione di questo tipo di discorso palliativo interessato non è la preparazione, ma la normalizzazione anticipativa: siamo portati a credere, in un tono neutro e abbastanza sobrio, che questa tecnologia è inevitabile (Vi ricorda qualcosa "Devi iniettarti per il bene di tutti" anche se non funziona e fa male), che dobbiamo abbracciarla e che potrebbe, se gestita correttamente, persino liberarci da eventuali rischi e danni evitabili (ricordate le parole di Draghi sul siero magico "non ti vaccini, ti ammali e muori. Oppure, fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore").
Non fatevi ingannare nuovamente dalla strategia morbida, questo è in realtà un cavallo di Troia ideologico.
Chi detiene il potere sá che se questo tipo di tecnologia fosse ampiamente implementata senza l'accenno alla morale, difficilmente avrebbe successo, sarebbe vista con sospetto e vedremmo chiaramente per quello che è: uno strumento per garantire il controllo sociale delle masse mentre intensificano il loro sfruttamento e accelerano il degrado degli standard di vita di noi esseri umani.
Questo sermone tecnocratico a Davos è uno stratagemma per introdurci alle nostre nuove catene.
Un po' di "terapia dell'esposizione", mentre scivoliamo dolcemente nella follia distopica di un altro episodio rifiutato di black-mirror. Il corral intorno a noi, nuove vacche da latte, si sta chiudendo ermeticamente.
Dobbiamo rifiutare, il massimo possibile tutto questo. Dobbiamo ribellarci contro il moralismo insinuante di questa nuova forma passiva-aggressiva di autoritarismo. Prima che sia troppo tardi.
A. Ruggeri