Il Pane Buono

17/03/2021

Siamo alle soglie della disperazione, per molte persone che tutti i giorni combattono per la vita e per un futuro incerto.

Persone come noi, che soffrono e devono passare per sofferenze e umiliazioni incredibili provocate da decisioni pazzesche da parte del Nuovo Ordine Mondiale.

Vi vorrei raccontare la storia di un collega che sta passando questo tipo di umiliazioni, bloccato in Italia, una persona che ha dedicato ai bambini e ai poveri, tanti anni della sua vita, principalmente in Brasile, creando scuole e progetti diventati simbolo dell'amore, dell'amicizia e della fraternità, con alla base l'italianità e la voglia di dividere quello che la vita ci da.

Non citerò il nome per rispetto a Lui e ai personaggi coinvolti, anche se penso che dovremmo avere il coraggio di rispondere delle nostre azioni, sia nel bene come nel male.

Collega dicevo, un giornalista, competente, ma anche un personaggio noto negli ambienti delle comunità all'estero, un vero vulcano di idee e progetti, tutti messi in opera, che per motivi di salute e pandemia è rimasto bloccato, in Italia, senza sostegno economico e con gravi difficoltà.

Magari tra qualche settimana, essendo una persona piena di conoscenze e idee, rivertirà la situazione, ma intanto abita di favore dal oltre 3 mesi.

Bisognerebbe raccontare tutta la storia, in piena pandemia, gravemente ammalato al cuore e con altre complicazioni, non più accettato all'ospedale dove doveva recarsi, anzi accettato se si sarebbe sottoposto a un ricovero Covid, ma Lui questo Virus non lo ha, e non potrebbe averlo, grazie alle medicine che prende tutti i giorni e allora provvisoriamente è stato ospitato da un amico sperando nell'apertura dell'ospedale ai casi non Covid.

Il tempo passa, le medicine anche solo per il ticket, costano, e non tutte sono gratis, il cibo costa e dopo tre mesi , non rimangono neanche i soldi per tagliarsi i capelli.

Il collega che chiamiamo DARU per facilitare, non riceve stipendio, compensi e abbuoni, niente da 12 mesi, NIENTE 0, come tanti altri.

Cattolico tutte le settimane a messa, sente un annuncio più volte in chiesa "Se avete problemi e vi trovate in difficoltà, la chiesa ha ricevuto e riceve donazioni per aiutare in queste situazioni, rivolgetevi in canonica". Non avrebbe voluto neanche pensarci, l'orgoglio, un certo senso di umiliazione a affermare che aveva un problema, Lui che i problemi li risolveva agli altri, ma chi lo ospitava aveva anche Lui i conti da pagare e la pressione diventa tanta.

Esistono principalmente 4 motivi per non chiedere aiuto

  1. Il primo motivo è probabilmente l'orgoglio: vogliamo avere soltanto noi il merito di essere riusciti a risolvere un problema.
  2. Il secondo motivo che può bloccarci dal chiedere aiuto ha a che fare con il fatto di non voler ammettere che abbiamo un problema. Per esempio, è tipico delle persone che hanno delle dipendenze dall'alcol o dalla droga oppure che hanno contratto molti debiti per colpa del gioco d'azzardo. Sono tutti problemi di cui è difficile parlare (non è il nostro caso).
  3. Il terzo dei motivi comuni è la vergogna: non vogliamo che altri sappiano che non riusciamo a risolvere un problema, ed in parte potrebbe essere un buon motivo per DARU. Alcune persone, infatti, pensano che chiedere aiuto sia un segno di debolezza.
  4. Il quarto motivo ha a che fare con la possibilità che l'aiuto che chiediamo ci venga negato, che anche dopo tante cose che abbiamo fatto per gli altri, possiamo soffrire un rifiuto. Umiliazione, sperimentare la sensazione di non essere abbastanza importanti da far sì che qualcuno ci dedichi il suo tempo e principalmente esporci alla sindrome del piccolo potere (investigazioni, dubbi, offese, prove e altro).

DARU decide di rivolgersi alla signora che aveva fatto l'annuncio in chiesa, superado tutti i dubbi e racconta la sua storia e le dice anche: "mi metto a disposizione, se mi aiutate vi aiuterò e in ogni caso appena uscito dalla difficoltà, come ho sempre fatto, sarò pronto a ritornare l'aiuto con interessi, perché altri possano essere aiutati".

La signora molto gentilmente chiama un sacerdote che tra l'altro parla portoghese del Brasile, e DARU gli racconta un'altra volta tutta la sua storia, il sacerdote prende il suo numero di telefono e dice che il Don (che da adesso chiamerò DON) titolare della parrocchia lo chiamerà la sera.

Nessuna chiamata quella sera. Dopo due giorni e nuovamente dopo la richiesta al primo sacerdote, finalmente il DON lo chiama, e cerca di capire. DARU nuovamente racconta la sua storia DON lo riconosce subito, già, perché tre mesi prima DARU si era presentato da DON mettendosi a disposizione della comunità, con le sue capacità, anche se ammalato aveva in mente le parole ripetute da San Giovanni Paolo II che aveva ben conosciuto "Tutti quelli che bussano devono trovare un fratello e una sorella che sa stare accanto a loro". Parole che fanno parte dei valori di DARU, mettersi a disposizione degli altri.

DON lo invita a passare dalla canonica, il giorno dopo, ma quando si incontrano, dopo tanti bla bla bla sulla Commissione delle donazioni gli dice che potevano aiutarlo solo con un mese di affitto (ma lo hai ascoltato?), che i soldi erano per la comunità locale e che la commissione vigilava sui fondi, dovevano seguire regole fisse rigide di controllo e al massimo se avesse dato una ricevuta ufficiale il giorno dopo lo avrebbero aiutato.

DARU pensa subito, "devo sollecitare ad un amico che mi ospita da tre mesi, senza chiedermi niente in cambio, una ricevuta per un mese di affitto, bah!! Non mi sembra giusto ed è umiliante", l'amico l'aveva ospitato senza mai chiedere ricevute, comprovanti o altro, ma decide di accettare, anche perché la situazione era molto complicata, e fa cenno a DON che il giorno dopo sarebbe tornato con la ricevuta.

Ma la mancanza di tatto da parte della chiesa, che avrebbe dovuto, come detto in tutte le messe, aiutare chi aveva di bisogno non erano finite, e cinque giorni dopo il primo contatto DON lo chiama e gli dice che non avrebbe potuto aiutarlo se DARU non avesse indicato un conto bancario nominale dell'amico per ricevere l'eventuale bonifico, con ricevuta bancaria, e chiaramete sottinteso dati dello stesso amico etc... etc.. una vera e propria prova, un'indagine investigativa, esattamente quel quarto motivo perché le persone non chiedono aiuto, umiliazione, esporci alla sindrome del piccolo potere con investigazioni, dubbi, offese, prove e altro.

Al Giornalista riaffiorano i pensieri dell'umiliazione a tutti i costi, l'orgoglio si sveglia e a questo punto si pente, lascia un messaggio indignato e spegne il telefono tra le lacrime e un "Lo sapevo, lo sapevo".

Di fatto ciascuno di noi può ricevere e ognuno può dare; ognuno può trovarsi nel bisogno e ognuno può offrire le proprie risorse. «È divino non soltanto amare dando agli altri, ma è divino avere la capacità di ricevere dall'altro». «Nessuno è così povero da non aver niente da dare e nessuno è così ricco da non aver niente da ricevere».

Parole scritte dalla Diocesi di Padova di cui fa parte la parrocchia, frase messa in opera da DARU, ma sbeffeggiata a suon di umiliazione e investigazione da parte di DON e della sua Commissione donazioni. La donazione tanto pubblicizzata durante le messe, era potere verso chi necessita.

Ma allora DON qual'è il vero scopo di tutto questo? Dire alla comunità che state aiutando pur non aiutando? Aiutare solo i residenti da più di 3 mesi? Non aiutare nessuno? Sindrome del piccolo potere? Aiutare umiliando e perché? Investigando cosa, la disperazione? Magari quest'uomo, ben vestito di fama mondiale vuole fregarvi un mese di affitto? Troppo Grasso o troppo Bianco? Troppo italiano?

Perché umiliare una persona tanto importante e che lo ha, da prima, cercato per mettersi a disposizione della parrocchia? Non un giorno 3 mesi prima. Perché chiedere prove di povertà e verità a uno che tanto ha fatto e chiede solo di essere ascoltato e che domanda prima di tutto comprensione, appoggio, tenerezza: non un dono materiale e individuale, solamente, ma spirituale e collettivo, uno stile comunitario, RISPETTO della sua storia e del fatto di avere il coraggio di chiedere.

Chi soffre ci supplica calore umano e amore, speranze e ancora Speranza. Di questi doni dobbiamo fare provvista alla scuola del Vangelo. Guardate che non sono solo parole mie, ma della stessa Diocesi di Padova, citata poche righe fa, indicando come aiutare quelli in difficoltà.

Una lezione che mi pare DON e la sua Commissione non hanno ben studiato, dimenticando addirittura la parabola di Gesù del buon samaritano, che mette in risalto la misericordia e la compassione cristiana da mostrare verso il nostro prossimo, chiunque esso sia, non mettendo in dubbio le sue parole, ma aprendo le braccia. Il "pane buono" è il pane che unisce ascolto e azione e va ben oltre quanto possiamo trovare presso gli sportelli dell'assistenza pubblica o privata e dei servizi.

DARU in quel momento poteva essere Gesù e DON e la sua Commissione Tommaso, ma il messaggio di Cristo, il dono, si fa con le braccia aperte ... sempre, ai poveri si dona non si chiede.

Che San Giovanni Paolo II vi perdoni e vi protegga, e se questa è la Nuova Chiesa sulla terra, che Dio ci aiuti.

Pró Vida e Pró Famiglia

Ps. Il giornalista in questione è stato l'agente letterario, traduttore e finanziatore del libro della Santificazione di San Giovanni Paolo II, O SANTO PADRE ed é presidente di un'importante associazione giornalistica e citato in libri e siti cattolici e non nel mondo, sicuramente una occasione sprecata.

Il seminatore semina la parola. Quelli che sono lungo la strada, sono coloro nei quali è seminata la parola; e quando l'hanno udita, subito viene Satana e porta via la parola seminata in loro. E così quelli che ricevono il seme in luoghi rocciosi sono coloro che, quando odono la parola, la ricevono subito con gioia; ma non hanno in sé radice e sono di corta durata; poi, quando vengono tribolazione e persecuzione a causa della parola, sono subito sviati. E altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine; cioè coloro che hanno udito la parola; poi gli impegni mondani, l'inganno delle ricchezze, l'avidità delle altre cose, penetrati in loro, soffocano la parola, che così riesce infruttuosa. Quelli poi che hanno ricevuto il seme in buona terra sono coloro che odono la parola e l'accolgono e fruttano il trenta, il sessanta e il cento per uno.

Parola del Signore

Esperamos que Jesus e Nossa Senhora intercedam e façam reencontrar o caminhão a quem o tenha perdido.