Giornalisti sempre meno influenti

In Brasile un sondaggio dell'Associação dos Jornalistas Independentes sulla credibilità, mostra i giornalisti al 7,5% dell'approvazione, quasi in fondo alla classifica. Alla domanda quali di questi giornalisti credi di più, il giornalismo indipendente si piazza al primo posto con il 38%, i giornalisti di riviste specializzate al secondo con il 27%, quelli della carta stampata al terzo con l'7,5%, Blogger giornalistici 7% e giornalisti TV all'ultimo posto con 6,5% (14% non hanno risposto).
Ma non è un sondaggio brasiliano, dove la stampa tradizionale, sta facendo la guerra al Presidente Bolsonaro, appoggiato da tutta la popolazione e che ha vinto le elezioni senza nessun organo di stampa a suo favore, anzi avendo contro il collasso TV Globo, ora ridotto ai minimi termini da questa battaglia, dicevo a preoccupare il settore, infatti è la caduta a livello globale.
La prima causa di disaffezione è dovuta al fatto che le notizie hanno un effetto negativo sull'umore delle persone (48%), la seconda è che i lettori mettono in dubbio le veridicità delle notizie stesse (37%), questo secondo l'annuale Digital News Report del Reuters Institute.

Per giornalisti come noi, indipendenti e alla ricerca della verità come nel passato, una delle conseguenze è nel modo di fare giornalismo oggi e che stanno danneggiando l'industria dell'informazione, è l'appartenenza spudorata, ma nascosta, a ideologie, piene di compromessi politici, più presenti nelle corporazioni progressiste e ideologicamente corrotte finanziariamente dal potere dei Governi locali e di organismi internazionali.
"La menzogna al servizio del potere, fatta passare come verità, iniziata clamorosamente con l'11 di settembre 2001 e completata da questa pandemia, furtando i nostri diritti e le nostre libertà. Le persone leggono le menzogne, non si ribellano, ma alla fine si allontanano dai media chiaramente portatori di fake globali".
Un'altra grave conseguenza è la perdita di credibilità verso la professione giornalistica (37% delle risposte del campione dell'indagine Reuters), e confermata da un altro sondaggio che viene condotto ogni anno dall'Università di Aarhus in Danimarca sulla fiducia del pubblico nelle diverse professioni: quella del giornalista è in fondo alla scala insieme ai tassisti, gli agenti immobiliari, i venditori di auto e i politici (fonte Constructive Institute).

Anche negli Stati Uniti secondo un sondaggio Gallup del 2016 sulla fiducia nelle istituzioni, gli Americani non sentono di poter confidare nel sistema dei media, peggiorato dopo le elezioni scorse dove il Presidente Donald Trump ha praticamente vinto le elezioni pur avendo contro la maggior parte dei media americani.

A confermare il tutto anche in Italia ecco i risultati di un sondaggio condotto dall'Università dell'Insubria, che ha misurato la fiducia nelle istituzioni, nelle professioni, e sui motivi per cui l'informazione non coinvolge più come prima. Dal campione di 1.106 persone che hanno risposto al sondaggio su fiducia nelle istituzioni, nelle professioni e nei media, ne esce un quadro non molto confortante. I risultati sono in linea con sondaggi simili effettuati in Nord Europa, Brasile e Stati Uniti, possiamo dunque parlare di una crisi globale, quella che coinvolge i media.

L'unica salvezza per la categoria è preparare nuovi giornalisti, senza compromessi politici, senza ideologie, pagati per fare informazione e non per produrre menzogne e lontani dalle corporazioni progressiste e ideologicamente corrotte da potere.
Il giornalismo può e deve riscattarsi, ma deve capire che l'attuale modulo porta solo alla destabilizzazione della categoria, provocando un vuoto colmato da persone non preparate a svolgere una missione di informazione, bisogna tornare alla verità con qualità e recuperare la fiducia, persa solo e unicamente per colpa nostra.
Un giornalismo come il nostro, forse più povero in soldi, ma più forte e vero nei contenuti. Alla fine è meglio essere chiamati di complottisti e negazionisti, ma raccontare solo la verità.
Djàvlon