Facebook ammette di aver sbagliato con la censura all’idrossiclorochina

Forse non lo sapete, ma la maggior parte delle grandi imprese ha un "consiglio di sorveglianza", che indica eventuali o possibili errori nella gestione di alcune aree, ed il consiglio di sorveglianza di Facebook ha raccomandato di creare un "nuovo standard" per ciò che considera disinformazione sanitaria o notizie false e ha classificato le regole attuali come "inadeguate e vaghe". Dopo aver censurato i post con studi sull'efficacia dell'idrossiclorochina (HCQ) come trattamento contro il covid-19, la big tech riconosce di aver "commesso un errore".
E se vogliamo puntualizzare un errore gravissimo, visto l'argomento e i morti.
Sul suo Twitter, la dottoressa Simone Gold, una dottoressa messa alla gogna da Facebook, ha pubblicato (in inglese): "Facebook ha appena annunciato di aver commesso un errore, quando ha censurato uno studio che mostrava che l'idrossiclorochina salva vite. La censura non è mai "un errore". I dirigenti tecnologici, in realtà, hanno preso ripetutamente decisioni calcolate, mese dopo mese, mettendo a tacere i medici di tutto il mondo". Gold è diventata famosa dopo che un video - in cui difende il diritto dei medici di prescrivere la medicina che ritengono sia la migliore per i loro pazienti - è diventato virale sulle reti. Il contenuto video è stato classificato come disinformazione e la dottoressa è stata licenziata dall'ospedale in cui lavorava, oltre ad essere censurata sui social media (come successo a tantissimi medici e giornalisti).

E che dire del presidente brasiliano Bolsonaro, che ha difeso l'uso dell'idrossiclorochina sin dall'inizio della pandemia, quante morti sarebbero state evitate se lo avessero ascoltato invece di censurarlo? E qui parlo a tutti i colleghi giornalisti che sistematicamente, anche adesso lo fanno.
Secondo il sito web c19study.com - che dispone di un database di oltre 230 studi sull'uso dell'idrossiclorochina - l'HCQ non è altrettanto efficace se usato tardi, ma che, nel trattamento precoce e con il giusto dosaggio, ha curato milioni di persone. Più di 3.000 scienziati hanno seguito il trattamento di centinaia di migliaia di pazienti in 195 studi che sottolineano che c'è stato un miglioramento del 67% nei primi trattamenti e un miglioramento del 25% nei risultati del trattamento tardivo.
Lo studio internazionale più recente mostra che i paesi che hanno fatto un uso precoce dell'HCQ avevano un tasso di mortalità inferiore del 79% rispetto ai paesi che ne hanno vietato l'uso. Il sito web fornisce anche informazioni sull'uso di altri farmaci come Ivermectin, Remdesivir, Azitromicina e vitamine C e D.
Peter A. McCullough, cardiologo e professore presso il Baylor University Medical Center di Dallas (Texas), afferma che "non c'è controversia sul fatto che l'HCQ funzioni o meno" e che la controversia ruota intorno al modo in cui la salute pubblica ha affrontato il problema sull'uso del farmaco. McCullough è arrivato al punto di affermare che esiste "solo una possibilità su 17 miliardi che l'idrossiclorochina non funzioni".
Nel mondo i decessi (veri o falsi) con covid-19, oggi, superano i 2.230.00,00. Detto questo, la domanda rimane: quanti morti in meno ci sarebbero stati se li avessimo curati con un trattamento precoce? E perché è stata creata una campagna così intensa per screditare un farmaco con più di 70 anni di studi? mentre venivano depositati tutte le risorse nei vaccini, sviluppati con il semplice tocco di un pulsante? Stiamo attenti allo svolgersi di questa trama, perché questa domanda non può rimanere senza risposta.

Intanto Facebook, anche se dopo oltre due milioni di morti lo ha ammesso, e i nostri virologhi da strapazzo, quando ammetteranno di aver sbagliato e di perseguire i veri eroi, cioè i medici di famiglia che ci curano con l'idrossiclorochina?
Djàvlon
Fonte: BUMCD, R7, Patricia Lages