Lettera dell'Ambasciatore del Brasile a Roma, Hélio Ramos

Lettera dell'Ambasciatore del Brasile a Roma, Helio Ramos, al direttore de Il Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, pubblicata nella versione a stampa di ieri:
«Ecco perché è sbagliato vincolare agricoltura e deforestazione in Brasile»
Avendo letto l'articolo "Amazzonia, aumenta la deforestazione con i roghi di luglio", mi sento in obbligo di trasmettervi, in uno spazio democratico, informazioni sulla realtà agroambientale brasiliana, contribuendo al dibattito.
In primo luogo, è importante chiarire che «il polmone del mondo» sono gli oceani, e non le foreste tropicali. L'Amazzonia, inoltre, assorbe la maggior parte dell'ossigeno che produce attraverso la fotosintesi, come attestano ricercatori del Laboratoire des Sciences du Climat et de l'Environnement (LSCE) e altri istituti scientifici. Quindi, parlare dell'Amazzonia come «polmone del mondo», anche se oramai questa espressione è diventata un "cliché" povero, non dimostra, già di per sé, conoscenza del Brasile e preannuncia un testo tendenzioso in cui la realtà agroambientale brasiliana sarà approcciata tramite luoghi comuni, spesso accompagnati da un tono pseudo-paternalistico.
La foresta amazzonica è la più grande foresta equatoriale del mondo. Si tratta di una realizzazione dei brasiliani, che la conservano fino ad oggi, facendolo in modo migliore rispetto a tanti altri Paesi del Nord del mondo, dove le foreste naturali sono ormai inesistenti.

Oltre il 60% del Brasile è coperto da vegetazione autoctona, con attività agro-zootecniche limitate a circa il 30% del territorio, essendo l'8% per tutte le attività agricole nel Paese e circa il 22% per la zootecnia. Il Brasile, come potenza agroambientale, è cosciente delle sue responsabilità e adotta tante misure per contrastare la deforestazione, come l'Operazione Verde Brasil; il Programma ABC Cerrado e il Piano di investimenti per l'agricoltura sostenibile, oltre a tante altre iniziative, di cui ahimè poco si parla.
L'articolo suddetto presenta una visione distorta della realtà, senza offrire al lettore altre prospettive. Non menziona che secondo il "Global Forest Resourcement Assessment", la riduzione della metà della deforestazione in Sudamerica è attribuita al quadro brasiliano, dove la perdita forestale è diminuita di 3,95 milioni di ettari nel periodo 2000-2010 a 1,5 milioni di ettari tra il 2010-2020. Il Brasile è anche leader nella crescita di aree di foreste piantate nella regione sudamericana e ha la più grande riserva di foreste in crescita, equivalente al 22% del totale globale.
Più specificatamente, sull'agricoltura, dal 1990 al 2019, il Brasile ha ridotto l'area dei pascoli dedicata all'allevamento in 15,5%, mentre la produttività è cresciuta del 169%, grazie ad un pionieristico investimento in ricerca. Con questo aumento di produttività, che è risultato in un effetto "risparmia-terra", i produttori brasiliani evitarono che circa 270 milioni di ettari fossero deforestati. Si stima, secondo la Athenagro Consulenze ,che entro il 2027, la produttività crescerà del 47%, liberando circa 10 milioni di ettari di area.

Perciò, vincolare l'agricoltura in Brasile alla deforestazione non dimostra conoscenza della realtà brasiliana e danneggia, tramite concorrenza sleale, i produttori brasiliani che si impegnano per l'agricoltura sostenibile e tante famiglie il cui reddito dipende dall'agricoltura. Secondo la Fao, l'allevamento di bestiame garantisce il sostentamento di quasi 1,3 miliardi di persone, promuovendo anche la sostenibilità sociale (spesso e appositamente dimenticata dagli osservatori stranieri).
È importante ricordare che gli esportatori brasiliani sono certificati e il loro operato viene monitorato dagli stessi importatori, motivo per cui non è corretto associarli, sulla base di dati non comprovabili, alla deforestazione. Il settore privato brasiliano investe sulla qualità e sostenibilità, fatto questo che consente il suo accesso ai mercati più esigenti, senza ricevere grandi sovvenzioni, come accade in Europa.
Purtroppo, vi è un grande interesse dei concorrenti dell'agribusiness brasiliano a divulgare un'immagine negativa della produzione nazionale. La disinformazione è strumentalizzata dai "sovranisti alimentari", che vogliono vendere nei mercati esteri, ma non vogliono sottoporsi alla concorrenza di prodotti d'uguale o superiore qualità e sostenibilità, a scapito dei cittadini.
Nel ringraziare per il vostro interesse per l'agricoltura brasiliana, ribadisco la mia disponibilità a fornire informazioni accurate sull'agricoltura "Made in Brazil".
Ambasciatore del Brasile in Italia
Djàvlon