Andrea Bocelli - Intervista Esclusiva

Allianz Parck 29/09
Andrea Bocelli ha deliziato il pubblico in Brasile, e lascerà molta nostalgia, è stato meraviglioso come sempre e questa volta ha mescolato nel suo repertorio, opera lirica, musica italiana folk e brani pop, oltre ad un ospite speciale brasiliano Maria Rita, Figlia del famoso arrangiatore e pianista César Camargo Mariano e della celebre leggenda Elis Regina. La cantante ha interpretato le canzoni di sua madre "Me deixas Louca" e "Tristeza", un duetto cantato in portoghese con Andrea e partecipando ad altri importanti momenti di spettacolo a San Paolo tra cui la canzone "The Prayer", la tournèe in Brasile è stata chiusa con il noto "Con te partirò".
L'intervista non è di oggi ma lo spirito, la disponibilità del grande uomo, artista, marito e padre, merita essere ricordata sempre. L'uomo che un giorno poteva essere oggetto di aborto, salvato dalla mamma è diventato, nell'attualità ... la musica.
In un'intervista esclusiva al giornalista Djàvlon del sito Italia e del site italo Brasiliano www.parconditio.it parlando di Lajatico, della moglie, dell'amore è apparsa la statua nera di "Nossa Senhora" patrona del Brasile, e raccontato come è stata la preparazione per l' album "Si" .
Djàvlon - Non conosco una donna brasiliana che non sia innamorata della tua musica, e certamente, se un uomo qui in Brasile, vuole conquistare una donna, lo può fare regalando il tuo ultimo CD, poi per la cerimonia di fidanzamento un tuo video di Lajatico, e infine può concludere la conquista portandola al tuo spettacolo.
Andrea, cosa ne pensi di tutto questo e soprattutto cosa pensa Veronica?
Andrea - Che cosa pensi Veronica, ritengo sia meglio chiederlo direttamente a lei. Per parte mia, come tutti gli artisti, amo la bellezza, quindi la donna nel suo essere tale. Da sempre l'universo femminile mi avvince: il favore che talvolta le donne ritengono di destinarmi mi lusinga e mi dà forza. L'unione tra uomo e donna è questione di poesia ed anche di chimica: può dare completezza e senso all'esistenza. Pur non essendo sinonimi sul vocabolario, amore e passione sono i due lati della stessa medaglia, poiché non si può amare senza passione e non c'è vera passione senza amore. L'amore è il comune denominatore, la lingua che ci accomuna a livello planetario: senza, non c'è vita e fors'anche non c'è neppure musica, perché anche la musica è amore, ed offrirla o riceverla in dono, è sempre e solo un atto d'amore.
Djàvlon - Andrea Bocelli è nato e cresciuto nel piccolo paese di Lajatico in Toscana e ha trascorso parte della sua vita nella stessa casa.
Ora, in quel luogo, hai costruito uno spazio chiamato Teatro del Silenzio, per dirla meglio, un anfiteatro all'aperto che trascorre la maggior parte dell'anno in silenzio. Il silenzio viene interrotto solo una volta all'anno dalla tua voce e dai tuoi ospiti.
Lo hai fatto per i bei ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, per l'amore della tua meravigliosa terra o perché credi che la musica apprezzi il silenzio?
Andrea - Per ciascuno dei motivi qui ipotizzati. Io mi sento figlio di quest'angolo di Toscana, mi lega a Lajatico e alla Valdera un sentimento profondo. È il luogo dove percepisco le mie radici più profonde. E sono molto contento che il Teatro del Silenzio rappresenti un'opportunità per far conoscere a un pubblico internazionale questa meravigliosa terra verde e grigia, trionfo di odori e - appunto - di silenzi. Inoltre l'appuntamento annuale mi permette di ricevere, praticamente "a casa", tanti amici artisti. È stata una scommessa intrigante, utilizzare quella conca naturale di straordinaria bellezza, tra le colline che circondano Lajatico, tramutandola in spazio teatrale, a patto che fosse subito dopo restituita al paesaggio agreste. Inizialmente questa "Woodstock del belcanto" doveva avere un respiro quinquennale, ma tale è stata la dimensione del riscontro, che s'è deciso di proseguire, anche per non dissipare quella che nel frattempo era diventata una risorsa, con importanti ricadute sul turismo per tutta la Valdera.
Djàvlon - Sappiamo che uno dei tuoi momenti più toccanti in Brasile è stata la visita ad Aparecida nella Basilica della Santa Negra (Nossa Senhora Aparecida), cosa è significato e significa ancora per te?
Andrea - Conservo un ricordo dolcissimo di quella visita, a partire dall'accoglienza paterna che Veronica ed io ricevemmo dall'Arcivescovo metropolitano di Aparecida, Raymundo Damasceno Assis. Porto nel cuore quell'oasi di pace e di preghiera e l'incontro, davvero toccante, con migliaia di fedeli. Abbiamo avuto inoltre il privilegio di una visita del tutto speciale alla Basilica, con la guida preziosa di un sacerdote che era espressione vivente della grazia celeste che la patrona del Brasile effonde. Un po' di quella grazia prosegue a vegliare su di noi anche in Toscana, in casa nostra, dove campeggia una statua della Madonnina di Aparecida.
Djàvlon - Un giorno a Radio Maria hai detto: "Persino l'arte musicale si inchina davanti alla bellezza di Maria, del Santo, che ci aiuta e ci conforta nelle difficoltà, siamo suoi figli e lei ci ama", come è il tuo rapporto con Maria?
Andrea - Sono cristiano, cattolico, praticante. Maria è la luce che illumina il percorso obbligatorio per arrivare al Padre. Maria è la versione celeste della nostra mamma terrena: è consolatrice e mediatrice. Non è un caso se la musica l'ha saputa cantare e pregare, nei secoli, attraverso pagine straordinarie... Io stesso ne ho cantato tante - alcune delle quali notissime, come l'Ave Maria di Franz Schubert - che la evocano, e nel mio nuovo album ho voluto inserire un brano - che interpreto insieme ad Aida Garifullina - e che si intitola "Ave Maria Pietas".
Djàvlon - Sappiamo tutti dell'uscita della prima canzone, "If only", in tre lingue, del tuo nuovo album "Si", che uscirà ad ottobre. Se il buongiorno si vede dal mattino, questo lavoro dovrebbe essere sensazionale. Puoi dire qualcosa su "Se solo" ai nostri amici in Brasile?
Andrea - È una pagina scritta da Francesco Sartori e Lucio Quarantotto, gli stessi autori di "Con te partirò". In un mondo in cui l'oro, metafora del denaro e della ricchezza, è inseguito e venerato, quasi fosse un Dio, la voce narrante si rivolge alla propria innamorata e le dice: «per me tu vali più dell'oro». Credo sia una frase molto intensa, tanto semplice quanto espressiva... E' una canzone cui tengo molto, come tutte d'altronde, in questo progetto discografico composto da inediti... E poi, all'emozione ed alla trepidazione che accompagnano puntualmente il battesimo di un nuovo progetto discografico, questa volta si aggiunge un fattore che ne moltiplica esponenzialmente l'intensità: la presenza di mio figlio Matteo, che duetta con me nel brano "Fall on me".
Djàvlon - Ora una domanda a Veronica Berti la tua musa, in una recente intervista con la rivista "Caras" hai detto "Non mi piace dire che sono la moglie di Andrea perché dà un senso di limitazione. Preferisco parlare io come sua compagna, dopo tutto, io sono sempre al suo fianco, condividendo la vita personale e professionale ", ma in Brasile è invidiata da tutte le donne brasiliane... essere la moglie di Andrea è cosi forte quindi per te?
Veronica - Essere compagni significa avere scelto ogni giorno, ogni momento, chi hai accanto. E poi, compagno è una parola dolce, dà un senso di calore, si è compagni di vita, compagni di giochi. Nell'etimologia latina c'è il senso della condivisione: colui con cui dividere il pane.
Comunque, al di là delle definizioni, l'importante è il progetto di vita che abbiamo intrapreso insieme, ormai tanti anni fa. Ho il privilegio di vivere, ventiquattr'ore al giorno, accanto ad un uomo che - come scrisse il grande giornalista Enzo Biagi - "ci insegna che il cielo è azzurro dentro ognuno di noi". Ed è proprio così. Se vivi positivamente riesci ad apprezzare quello che succede ogni giorno e ti fai scivolare addosso anche le arrabbiature. Andrea è bravissimo in questo, io un po' meno. Però ho imparato tanto da lui, e devo dire che questi primi sedici sono letteralmente volati! Ogni giorno è stato talmente intenso, come vita familiare, come vita di coppia... Di solito la felicità si percepisce solo voltandosi, guardandola a ritroso, io invece ho la netta sensazione, anzi la certezza di vivere una stagione indimenticabile.
Quanto al fatto che sia apprezzato dalle donne, ne ho piena coscienza. Andrea è una persona che difficilmente si lascia sola volentieri. Oggi mi fido un po' di più, rispetto a qualche anno fa, meglio comunque essere sempre sul posto, sempre cauti: è un artista, le donne lo avvicinano anche quando non è lui a cercarle. È fatica a resistere loro, perché la sessualità è una parte fortissima del suo essere: la stessa passionalità che mette in tutto ciò che fa, dall'andare a cavallo alla cura dei figli, al trasporto che ha - e che mi auguro continui ad avere - per me.

Djàvlon - Andrea, grazie ancora per l'affetto e la disponibilità del grande uomo, marito e padre che sei, e a te Veronica un grande grazie, sei la forza e il cuore un esempio per tutti in un mondo in cui abbiamo bisogno più di esempi che di ogni parola.
Djávlon